13 dicembre 2004

Sono un intercity

Sapete……è ormai da un po’ di tempo che ci penso, e più ci penso e più mi rendo conto di come la vita di un uomo sia facilmente paragonabile al percorso che compie un treno.
C’è chi è più lento, e chi invece va più veloce, superando così tutti gli altri. La nostra vita compie un percorso ben preciso, senza possibilità di variare. Così allo stesso modo il treno è ancorato ai suoi binari. Non può decidere di uscirne fuori. L’unico modo per farlo è quello di deragliare.

I passeggeri sono le persone che in una certa qual maniera vengono a contatto con noi durante tutto l’arco della vita. C’è chi fa un viaggio corto, uno lungo, c’è chi ha sbagliato treno, e c’è anche chi da quel treno invece non scenderà mai. Naturalmente poi ci sono anche coloro che non pagano il biglietto. Queste rappresentano le persone che non ci piacciono, e che per questo motivo vengono fatte scendere subito.

Il treno non ha possibilità di fermarsi, se non in luoghi prestabiliti come le stazioni. La durata di queste soste però è breve. Ci lascia giusto il tempo di cambiare passeggeri, e poi via pronti a ripartire.
Guardando fuori dal finestrino si possono vedere cose stupende, paesaggi bellissimi e indimenticabili; ma purtroppo tutto passa, e tutto dura un attimo.
Ma c’è un modo per cambiare questa “regola”. Basta solo che uno dei passeggeri tiri il freno d’emergenza. Non importa quale tipo di passeggero lo faccia, l’importante è che qualcuno lo faccia.
In questo modo il treno ha la possibilità di sforare negli orari per fermarsi a guardare uno spettacolo stupendo anche per lungo tempo, tanto è il treno che decide quando ripartire. E non è detto che il ritardo debba essere per forza una cosa negativa. Tanto chi vuole salire veramente sul treno aspetterà sempre il suo arrivo.
La cosa più bella di questa similitudine è che niente è lasciato al caso. Infatti ad esempio, come tutti sapranno, il treno può viaggiare in entrambe le direzioni. Così nulla è perso o passato definitivamente. Si può sempre tornare indietro per riprendere i passeggeri che si sono fatti scendere per sbaglio, oppure per rivivere e rivedere le cose meravigliose dal finestrino.

Traendo le mie conclusioni personali posso dire che io mi considero una sorta di intercity che non sa da dove è partito, e, cosa ancora più grave, non sa dove andrà a finire.
Sulle mie carrozze ci sono pochi passeggeri, molti non hanno il biglietto, e pochi arriveranno al capolinea con me.
Ora comunque sono fermo in una stazione per guasti tecnici, che chissà quando e come riparerò. Sto aspettando un tecnico (che non ho chiamato) disposto a darmi una mano. Ma fino ad allora starò lì, sperando che ad aspettarmi alla prossima stazione ci siano dei passeggeri che vorranno arrivare con me fino a destinazione.








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